Giotto, “Resurrezione di Drusiana”, scena delle “Storie di san Giovanni Battista e di san Giovanni Evangelista”, 1310-1311 circa, pittura murale. Firenze, Santa Croce, transetto destro, cappella Peruzzi

Cappella Peruzzi

Edificata durante la prima fase di costruzione della chiesa attuale, la cappella era di patronato della famiglia Peruzzi, ricchi banchieri che abitavano nel quartiere. Partecipavano attivamente alla vita politica cittadina, e ottennero il patronato della seconda cappella più vicina all’altare maggiore, posizione ritenuta di grande privilegio.

Fu questa famiglia a commissionare a Giotto la decorazione della cappella, la cui datazione è discussa, ma che fu eseguita probabilmente a ridosso del 1310. Sulle pareti si fronteggiano le Storie di san Giovanni Battista e di san Giovanni Evangelista, ai quali la cappella è dedicata. Sulle vele della volta sono presenti i simboli dei quattro Evangelisti, nell’intradosso dell’arco otto Busti di profeti, mentre sulla parete di fondo resta solo un frammento con l’Agnello mistico.

Giotto, “Storie di san Giovanni Battista e di san Giovanni Evangelista”, particolare, 1310-1311 circa, pittura murale. Firenze, Santa Croce, transetto destro, cappella Peruzzi
Giotto, Storie di san Giovanni Battista e di san Giovanni Evangelista, 1310-1311 circa
Vai alla scheda

Il ciclo pittorico costituisce una delle prime testimonianze di Giotto a Santa Croce ed è l’unico esempio noto di pittura murale eseguita dall’artista quasi integralmente a secco. Questa tecnica, che non consente una buona conservazione della pellicola pittorica, è una delle prime cause del suo degrado. Gli affreschi subirono inoltre una pesante scialbatura durante il Settecento e furono recuperati tra il 1841 e il 1848 da Antonio Marini e tra il 1861 e il 1863 da Francesco Pezzati: era l’epoca delle aspirazioni risorgimentali, che consideravano Giotto il fondatore della cultura figurativa italiana. I restauri sono risultati in seguito nocivi: la pulitura meccanica e l’utilizzo di solventi chimici aggredirono l’opera giottesca comportando perdite irreparabili. A questo intervento ne seguirono altri poco fortunati, fino al 1958 quando Leonetto Tintori eliminò le integrazioni successive a Giotto. L’Opificio delle Pietre Dure ha curato un intervento conservativo tra il 1983 e il 1985 e un’importante campagna diagnostica nel 2009-2010.

Il progetto originale comprendeva anche la vetrata e la pala d’altare, oggi conservata al North Carolina Museum of Art di Raleigh. Al suo posto è stata collocata la tavola di un anonimo trecentesco vicino a Bernardo Daddi, raffigurante la Madonna col Bambino tra san Giovanni Evangelista e santo vescovo, mentre la vetrata originaria è stata sostituita – come risulta dallo stemma in alto – con quella della cappella Giugni, attribuita a Pacino di Bonaguida. La parete destra conserva la tomba di Vincenzo Peruzzi, gonfaloniere di Firenze, scolpita tra il 1847 e il 1860 da Odoardo Fantacchiotti.