Giorgio Vasari, "Andata al Calvario e l’incontro con la Veronica", particolare, 1572, olio su tavola, dopo il restauro. Firenze, Santa Croce, navata destra

Monumento a Michelangelo e "Andata al Calvario" di Vasari

Il restauro della pala d’altare Buonarroti di Giorgio Vasari con l’Andata al Calvario e l’incontro con la Veronica è stato portato a termine attraverso un progetto di fundraising chiamato In the Name of Michelangelo per cui si sono mobilitati 132 donatori da quattordici paesi diversi. 

L’opera, che ancora presentava i danni prodotti nella parte inferiore dall’alluvione del 1966, è stata oggetto di un accurato intervento volto a restituirle una piena leggibilità. Sia la grande cornice lignea che il dipinto sono stati sottoposti a un trattamento in camera anossica per eliminare gli insetti xilofagi (tarli), cioè sono stati chiusi in enormi sacchi di plastica in cui l’ossigeno è gradualmente sostituito da azoto; a ciò è seguito il risanamento ed è stata resa piena funzionalità al supporto ligneo.

Il dipinto era offuscato da una patina generalizzata che ne aveva alterato i colori, dovuta all’ingiallimento della vernice protettiva risalente al restauro degli anni Settanta del Novecento. Nella zona inferiore erano presenti forti sollevamenti per decoesione dello strato preparatorio e recenti cadute di colore per mancanza di adesione degli strati pittorici al supporto: tutte conseguenze dell’alluvione subita nel ’66. Sul resto della tavola si osservavano gli stessi fenomeni per effetto delle contrazioni del legno e lungo le connettiture delle assi. Dopo aver sottoposto il dipinto a una serie di indagini diagnostiche non distruttive (Riflettografia IR, radiografia; riprese alla fluorescenza X), si è proceduto con un’accurata pulitura selettiva sui diversi strati di ridipintura e ritocco legati a restauri del passato, eseguita con miscele preparate specificatamente. La fase successiva è stata quella delle integrazioni pittoriche. Laddove possibile si sono colmate le lacune senza interferire sulla pittura originale e il dipinto ha riacquisito infine tutta la vivacità compositiva e cromatica che lo contraddistingueva.

Sono così riemersi particolari prima non visibili come il volto di Michelangelo che, nelle sembianze di Nicodemo, guarda in direzione della sua tomba, e di Rosso Fiorentino, con un copricapo vermiglio, cioè rosso scuro, nelle vesti di Giuseppe d’Arimatea. 

Oltre al restauro della pala, i fondi raccolti sono stati utilizzati per un intervento sulla tomba monumentale di Michelangelo posta alla destra del dipinto: entrambe le opere sono infatti un insieme coerente progettato da Vasari in cui la tomba del grande artista si trova a fianco dell’altare di famiglia (Buonarroti).
L’intervento è stato soprattutto finalizzato alla rimozione degli strati incoerenti di sporco che si erano formati dopo l’ultimo restauro, avvenuto a ridosso del giubileo dell’anno Duemila. La cera applicata in quest’ultima occasione, anche se si era ossidata ingiallendo, ha impedito alla polvere e allo sporco di penetrare e di compattarsi sulle superfici rendendo la loro rimozione un’operazione di manutenzione più semplice che ha restituito visibilità alle differenti tipologie di marmo impiegate. Si tratta di un’operazione che ha interessato gli oltre cinquanta elementi architettonici che compongono il monumento come pannelli decorati, cornici, partiture e lastre di marmo, senza contare le sculture a tutto tondo della Scultura, Pittura e Architettura e del busto di Michelangelo. Confrontando l’opera con una foto Alinari del 1890 si è visto infine che il Cristogramma dipinto ad affresco al centro del tondo sorretto da due putti alati non era più leggibile e si è deciso di riproporlo con colori ad acquarello completamente reversibili per non perderne memoria.

Oltre al restauro della pala, i fondi raccolti sono stati utilizzati per un intervento sulla tomba monumentale di Michelangelo posta alla destra del dipinto: entrambe le opere sono infatti un insieme coerente progettato da Vasari in cui la tomba del grande artista si trova a fianco dell’altare di famiglia (Buonarroti).
L’intervento è stato soprattutto finalizzato alla rimozione degli strati incoerenti di sporco che si erano formati dopo l’ultimo restauro, avvenuto a ridosso del giubileo dell’anno Duemila. La cera applicata in quest’ultima occasione, anche se si era ossidata ingiallendo, ha impedito alla polvere e allo sporco di penetrare e di compattarsi sulle superfici rendendo la loro rimozione un’operazione di manutenzione più semplice che ha restituito visibilità alle differenti tipologie di marmo impiegate. Si tratta di un’operazione che ha interessato gli oltre cinquanta elementi architettonici che compongono il monumento come pannelli decorati, cornici, partiture e lastre di marmo, senza contare le sculture a tutto tondo della Scultura, Pittura e Architettura e del busto di Michelangelo. Confrontando l’opera con una foto Alinari del 1890 si è visto infine che il Cristogramma dipinto ad affresco al centro del tondo sorretto da due putti alati non era più leggibile e si è deciso di riproporlo con colori ad acquarello completamente reversibili per non perderne memoria.

Il cantiere di restauro si è caratterizzato per l’apertura al pubblico che con grande interesse ha seguito il procedere del lavoro. 

Giorgio Vasari: progetto; Battista Lorenzi: “Busto di Michelangelo”, “Pittura”; Valerio Cioli: “Scultura”; Giovanni Bandini detto Giovanni dell’Opera: “Architettura”; Giovan Battista Naldini: “Pietà e angeli reggicortina”, “Tomba monumentale di Michelangelo Buonarroti”, 1564-1576, marmo e affresco. Firenze, Santa Croce, navata destra
Giorgio Vasari (progetto), Tomba monumentale di Michelangelo Buonarroti, 1564-1576
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Valerio Cioli, "Scultura", particolare della "tomba monumentale di Michelangelo Buonarroti", 1564-1576, marmo e affresco. Firenze, Santa Croce, navata destra

Un particolare della statua della Scultura di Valerio Cioli dopo l'intervento di pulitura