Giotto, "Morte di san Francesco, la cui anima viene portata in cielo dagli angeli; verifica delle stimmate da parte dell’incredulo Girolamo", particolare delle "Storie di san Francesco", 1317-1325, affresco. Firenze, Santa Croce, transetto destro, cappella Bardi

Cappella Bardi

AVVISO: Informiamo i visitatori che è in corso il restauro della cappella Bardi; le Storie di san Francesco affrescate da Giotto non saranno visibili per tutta la durata dell'intervento.

La cappella è dedicata a san Francesco e fin dalla sua origine è legata ai Bardi, potenti banchieri che in Santa Croce ebbero il patronato di quattro cappelle. La struttura architettonica risale alla prima fase di costruzione dell’attuale chiesa, e quindi al 1295-1310.

Probabilmente la decorazione venne commissionata da Ridolfo de’ Bardi a Giotto che la dipinse, certamente dopo il 1317 e forse entro il 1321, sintetizzando le Storie di san Francesco in sette scene: tre per parete, a cui si aggiunge il riquadro con le Stimmate sopra l’arcone visibile solo dal transetto.

Giotto, “San Francesco riceve le stimmate”, scena delle “Storie di san Francesco”, 1317-1325, affresco. Firenze, Santa Croce, transetto destro, sopra l’arco d’ingresso della cappella Bardi
Giotto, Storie di san Francesco, 1317-1325
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Due vetrate policrome integrano lo schema decorativo: la prima, sopra l’arcone, con lo stemma della famiglia Bardi, presenta tre coppie di santi francescani e papi. L’altra, dietro l’altare, non conserva più la vetrata realizzata per la cappella ma quella, sempre trecentesca, che proviene dalla cappella Velluti, ed è stata qui collocata dopo la seconda guerra mondiale.

Nel 1595 venne posta sull’altare la pala con Storie di san Francesco attribuita a Coppo di Marcovaldo. La tavola è stata spostata temporaneamente nel transetto in previsione del restauro degli affreschi di Giotto.

Coppo di Marcovaldo, “San Francesco riceve le stimmate” (scena tratta dalla Tavola Bardi)
Coppo di Marcovaldo, San Francesco e venti storie della sua vita (Tavola Bardi), 1245-1250
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Intorno al 1613 venne eliminata l’antica cancellata che chiudeva la cappella e che ne evidenziava l’aspetto “privato”, secondo una visione tipica del mondo medievale.

I mutamenti nel gusto hanno lasciato segni evidenti nella cappella: nel Settecento gli affreschi furono coperti da calce e inoltre nel 1812 sulla parete sinistra fu murato il monumento funebre dell’architetto Giuseppe Salvetti, e nel 1818, di fronte, quello di Niccolò Gaspero Paoletti. 
Gli affreschi furono riscoperti intorno alla metà dell’800: i monumenti vennero rimossi e trasferiti nella cappella Salviati, e le pitture furono restaurate da Gaetano Bianchi, che integrò le parti danneggiate o completamente perdute. Questo intervento, del 1853, è ricordato da un’iscrizione a destra dell’altare. Nel 1958-1959, Leonetto Tintori condusse un nuovo restauro in cui furono recuperate le sole parti originali.