Facciata della basilica. Firenze, Santa Croce

I capolavori di Santa Croce

Santa Croce ha sempre svolto un ruolo preminente nella vita religiosa e civica di Firenze. Durante i secoli questa rilevanza ha richiamato artisti e committenti che, mossi dalla devozione religiosa e dall’orgoglio civico, hanno reso Santa Croce un luogo unico.

Il complesso monumentale si estende oggi su circa 12.000 metri quadrati ed è articolato in vari ambienti: la basilica, la sagrestia, l’area del Noviziato con la cappella Medici, tre chiostri, la cappella Pazzi, il Cenacolo e i sotterranei. A questi spazi si aggiungono il convento dove risiedono i Francescani, l’Archivio storico e una parte degli uffici dell’Opera.

Un patrimonio vivo

All’interno di Santa Croce sono conservate quasi 4.000 opere che spaziano dal Duecento al Novecento. Questo è un patrimonio vivo perché, nella maggior parte dei casi, si trova ancora nel suo contesto originario e mantiene la funzione per cui è stato creato.

All’altare maggiore, ad esempio, fanno da contorno gli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Agnolo Gaddi, una scelta dettata dalla dedicazione della chiesa. La croce è centrale nella religione cristiana in quanto simbolo della crocifissione di Cristo, sacrificio che ha portato la salvezza per l’umanità ed è al centro della messa, ancora oggi officiata sull’altare. 

Cappella Maggiore. Firenze, Santa Croce, navata centrale.

Cappella Maggiore. Basilica di Santa Croce

Giotto e la pittura “nuova” del Trecento

Il concetto di salvezza ispira anche il programma iconografico originario degli affreschi nel transetto, realizzati da Giotto e dai suoi seguaci in una perfetta sintesi del Trecento fiorentino, con le sue novità di stile e contenuti. In Santa Croce è possibile osservare questo cambiamento confrontando le opere di Giotto (gli affreschi delle cappelle Bardi e Peruzzi, il Polittico Baroncelli) con due capolavori delle precedenti generazioni: la Tavola Bardi attribuita a Coppo di Marcovaldo e il Crocifisso di Cimabue. 

Cimabue, "Crocifisso", prima del 1288. Basilica di Santa Croce, sagrestia
Cimabue, Crocifisso, prima del 1288
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Giotto, “San Francesco appare al Capitolo di Arles durante una predica di sant’Antonio da Padova ", scena delle "Storie di san Francesco", 1317-1325, affresco. Firenze, Santa Croce, transetto destro, cappella Bardi
Giotto, Storie di san Francesco, 1317-1325
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I maestri del Rinascimento

Tra le numerose opere del periodo presenti nel complesso monumentale emergono quelle di due grandi artisti: Filippo Brunelleschi e Donatello, tra i padri del Rinascimento.
La cappella Pazzi, progettata da Brunelleschi, consente di immergersi in un luogo puramente rinascimentale che non ha subito trasformazioni significative: quasi una macchina del tempo che porta il visitatore indietro di seicento anni. 

Donatello è presente con tre opere appartenenti a diverse fasi della sua ricerca artistica, che mostrano la sua rara versatilità nell’affrontare materiali differenti: il Crocifisso in legno dipinto, il San Ludovico di Tolosa in bronzo dorato, argento, smalti e cristalli di rocca e l’Annunciazione della Vergine in pietra serena e terracotta.

Donatello, “Annunciazione della Vergine (Annunciazione Cavalcanti)", 1433-1435 circa, pietra serena lumeggiata d’oro; putti in terracotta e stucco. Firenze, Santa Croce, navata destra
Donatello, Annunciazione della Vergine, 1433-1435 circa
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Le tombe dei Grandi

Il Rinascimento è il periodo in cui viene esaltata la capacità dell’uomo di forgiare il proprio destino e contestualmente in Santa Croce, un luogo rilevante della comunità, vengono innalzate le tombe monumentali dei cancellieri della Repubblica Leonardo Bruni e Carlo Marsuppini per celebrare le loro virtù civiche, esaltandoli come modelli per tutti i fiorentini.

Questo ideale influenza anche le successive tombe monumentali di Michelangelo, Machiavelli, Galileo, Alfieri, Foscolo, Rossini e i monumenti ad Alberti, Dante, Nightingale (solo per citarne alcuni). Santa Croce è quindi un luogo della memoria che travalica l’interesse locale perché questi personaggi possono essere d’ispirazione per chiunque. Come scrisse Ralph Waldo Emerson: “Quando cammino sulla piazza di Santa Croce, mi sento come se non fosse una chiesa fiorentina o europea, ma una chiesa costruita da e per l'intera umanità".

Giorgio Vasari: progetto; Battista Lorenzi: “Busto di Michelangelo”, “Pittura”; Valerio Cioli: “Scultura”; Giovanni Bandini detto Giovanni dell’Opera: “Architettura”; Giovan Battista Naldini: “Pietà e angeli reggicortina”, “Tomba monumentale di Michelangelo Buonarroti”, 1564-1576, marmo e affresco. Firenze, Santa Croce, navata destra
Giorgio Vasari (progetto), Tomba monumentale di Michelangelo Buonarroti, 1564-1576
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Otto secoli di arte

Santa Croce è sempre stata parte integrante della vita religiosa e civica di Firenze e, di conseguenza, si è costantemente adeguata alle trasformazioni in ambito liturgico e artistico. È impossibile citare tutti i capolavori di cui si è arricchito il complesso nel tempo, ma due secoli in particolare hanno modificato l’aspetto della chiesa: il Cinquecento e l’Ottocento.
Al XVI secolo risalgono la Deposizione di Salviati e la Discesa al Limbo di Bronzino, con i loro colori cangianti, caratteristici del secondo Cinquecento.

Bronzino, “Discesa di Cristo al Limbo”, particolare, 1552, olio su tavola. Firenze, Santa Croce, Noviziato, cappella Medici
Bronzino , Discesa di Cristo al Limbo, 1552
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Nell’Ottocento sono state elevate in chiesa la Tomba monumentale di Vittorio Alfieri di Antonio Canova, tra gli artisti più iconici del Neoclassicismo, e la Tomba monumentale di Giovan Battista Niccolini in cui Pio Fedi ha scolpito la Libertà della Poesia che potrebbe aver ispirato la Statua della Libertà di New York. 

Pio Fedi, “Libertà della Poesia”, particolare della “Tomba monumentale di Giovan Battista Niccolini”, 1870-1876, marmo bianco di Carrara, marmo bardiglio grigio, ottone. Firenze, Santa Croce, controfacciata
Pio Fedi, Tomba monumentale di Giovan Battista Niccolini, 1870-1876
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La secolare storia di Santa Croce consente di osservare come è cambiato il modo di raffigurare un soggetto nel tempo: nel Cenacolo è possibile comparare l’Ultima cena di Taddeo Gaddi, del 1350 circa, con quella di Giorgio Vasari successiva di quasi duecento anni. 

Taddeo Gaddi, “Albero della Vita e Ultima Cena”, particolare, 1345-1350 circa, affresco staccato. Firenze, Santa Croce, Cenacolo
Taddeo Gaddi, Albero della Vita e Ultima Cena, 1345-1350 circa
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Giorgio Vasari, “Ultima cena”, particolare, 1546-1547, olio su tavola. Firenze, Santa Croce, cenacolo, parete destra
Giorgio Vasari, Ultima cena, 1546-1547
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Un altro percorso è offerto dalla figura di san Francesco, il fondatore dell’Ordine da sempre legato a Santa Croce, dove è possibile osservare come, a volte nell’arco di pochi decenni, cambia la figura stessa del santo e la scelta degli episodi della sua vita.

Santa Croce: una storia di tutti

Visitare Santa Croce significa immergersi in ottocento anni di una storia che nasce a Firenze per arrivare a emozionare visitatori da tutto il mondo.

Approfondimenti

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Cappella Peruzzi
Cappella Bardi
Polittico Baroncelli

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San Ludovico
Annunciazione
Crocifisso

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